Già da prima di partire, sapevo che la tappa del mio viaggio cubano che mi avrebbe più colpito sarebbe stata Trinidad. Ne avevo sentito parlare tanto e tutti ne esaltavano il lato genuino e autentico. Avere tante aspettative generalmente mi procura grandi delusioni, ma devo dire che questa piccola città mi ha affascinato fin dal mio arrivo!

Le strade acciottolate percorse dai cavalli, le case colorate, le eleganti grate in ferro, la gente seduta sulla porta di casa a chiacchierare con i vicini…. penso esattamente a questo quando la mia mente vola a Cuba!


Siamo arrivati a Trinidad in taxi da Cienfuegos. Il viaggio è stato piuttosto rocambolesco, intanto perchè non è stato facile trovare un taxi abbastanza grande per 7 persone. Una volta trovato il taxi, vecchissimo e infestato dalle zanzare, abbiamo scoperto dall’autista che prima della tarda mattinata in ogni caso non si poteva partire. Di fronte al nostro sconcerto per questa presa di posizione che ci sembrava assurda, ci è stato spiegato che la strada da Cienfuegos a Trinidad era infestata dai granchi! Questi granchi, per giunta non commestibili, di notte scendono verso il mare attraversando la strada e quando il sole si fà troppo caldo tornano indietro per ripararsi all’ombra dei loro nascondigli. Ovviamente abbiamo riso un sacco: ci sembrava assurdo che non si potesse percorrere una strada per dei granchi….. poi li abbiamo visti. Sono così grandi e talmente tanti (ma tanti tanti tanti!) da spaccare le ruote delle auto…. e considerata la penuria di pezzi di ricambio, nessun taxi percorre quella strada prima delle 10 del mattino!

Quindi alle 10 del mattino seguente siamo partiti alla volta di Trinidad. Tempo di svoltare l’angolo e il nostro taxi ci ha lasciato a piedi! Rottura della frizione! Il nostro disappunto era notevole, ma qui è entrata in gioco la capacità innata dei cubani di aiutarsi l’un l’altro e di accontentare i turisti. Il nostro tassista è corso a cercare un altro taxi e dopo mezz’ora eravamo di nuovo in viaggio.



Dopo circa un’ora il taxi ci ha lasciato in Plaza Mayor, il centro di Trinidad.


Non avendo prenotato in anticipo una sistemazione, ci siamo incamminati nelle vie intorno alla piazza cercando le famose insegne indicanti le Casas Particulares. La prima Casa a cui abbiamo bussato non aveva disponibilità, ma la proprietaria è uscita fuori in strada e ha cominciato lei a cercarci una Casa. Così siamo finiti nella Casa di Felipe e Ana, a due passi da Plaza Mayor. Se mai doveste andare a Trinidad, vi straconsiglio di soggiornare qui. Il costo di ogni camera è di 30 CUC, la colazione invece costa 4 CUC. L’ospitalità di Ana e Felipe è fantastica, sono due persone meravigliose, che vi faranno capire perchè preferire questo tipo di sistemazione invece di un classico hotel. Chiacchierare con loro, in un misto di spagnolo, inglese e italiano è stato piacevole e istruttivo, sia la mattina di fronte alla meravigliosa colazione che ci servivano, sia quando rientravamo dopo cena, bevendo insieme una birra fresca. Tutto il piano superiore della Casa (pulitissima) era per noi, con due camere da letto, due bagni, un salotto e una cucina . In più una meravigliosa veranda, con pergolato ricoperto di fiori bianchi ricadenti a grappolo: qui ogni mattina si faceva colazione, con tanta buona frutta fresca già tagliata, dolci, uova, miele, latte, caffè, marmellata, pane e succhi di frutta appena spremuta.

Ana ci parlava della sua Trinidad con parole piene d’amore e d’orgoglio, definendo ogni cosa che ci consigliava di visitare “muy preciosa“. Siamo rimasti tre giorni, e quando ce ne siamo andati ci sono stati grandi abbracci, sorrisi e qualche lacrima di commozione. So di aver conosciuto persone speciali, che mi hanno toccato il cuore e che non dimenticherò mai. Se volete contattarli potete farlo attraverso i loro indirizzi e-mail: anacaridad.perez@nauta.cu e 50felipe@nauta.cu.



Trinidad è tra le città più antiche di Cuba, nel 2014 ha festeggiato 500 anni dalla sua fondazione.


L’Unesco l’ha proclamata Patrimonio dell’Umanità nel 1988, grazie al suo stato perfettamente conservato di città coloniale spagnola: il tempo infatti sembra essersi fermato al 1850.

Nel XIX secolo Trinidad era una città florida e molto ricca, grazie alle numerose piantagioni di canna da zucchero. Qui si produceva un terzo di tutto lo zucchero di Cuba. Il declino della città e il seguente isolamento furono causati dalle due guerre d’indipendenza e da allora l’economia locale non si è più ripresa. Il riconoscimento dell’Unesco ha dato slancio al turismo, che negli ultimi anni è notevolmente aumentato: ci sono più di 500 casas particulares e ben 90 ristoranti (nel 2011 erano solo 3).



Anche se ci sono molti musei a Trinidad, io ho preferito passeggiare senza una meta precisa per le vie acciottolate, scoprendo un vero e proprio museo a cielo aperto. Le belle piazze, i palazzetti in stile coloniale, le case basse color pastello con le classiche finestre alte, le botteghe di artisti e artigianato locale…. tutto attira l’attenzione!


Uscendo di casa, si può trovare davanti al proprio portone un cavallo parcheggiato, che aspetta il suo padrone, oppure un indaffarato lustrascarpe proprio lì sul marciapiedi. E quando si chiede il permesso di fare una foto, può capitare che il cliente si tolga il cappello e si pettini prima di lasciarvi scattare.


Passeggiando si può sbirciare dentro una finestra lasciata aperta e scoprire una vera classe di salsa, o mangiare un incredibile panino al tacchino venduto per strada da un vecchietto fischiettante, oppure assistere ad uno spettacolo di bambini in Plaza Mayor.



Plaza Mayor, come già detto, è il fulcro della città. La piazza è curata e tranquilla, con siepi fiorite e palme altissime. Di solito qui si riuniscono i jineteros, scocciatori veri e propri che propongono ai turisti ogni sorta di servizio, dai taxi agli alloggi. Li ho trovati un po’ fastidiosi, ma nulla di più. Qui in piazza c’è gente ad ogni ora del giorno, anche perchè è il punto wi-fi di Trinidad: ve ne accorgerete dal gran numero di persone sedute sulle panchine che armeggiano con i loro telefoni o tablet. All’angolo della piazza, c’è il Telepunto Etecsa, dove acquistare la Tarjeta telefonica o usare i computer condivisi. La mattina c’è un po’ di fila da fare, perchè qui gli abitanti di Trinidad vengono per pagare le bollette telefoniche e comprare cellulari e tablet.

Accanto al Telepunto Etecsa c’è la Iglesia Parroquial de la Santisima Trinidad, che fu ricostruita alla fine del XIX secolo sulle macerie di un’altra chiesa distrutta da una tempesta.
Una delle attrazioni principali di Trinidad è la Casa de la Musica, il classico luogo di ritrovo per locali e turisti, dove ascoltare musica salsa dal vivo e bere un buon mojito. Tutte le sere ci sono gruppi che suonano e ballano. La gente ascolta seduta ai tavoli o sulla scenografica scalinata all’aperto, che funge da platea. Anche questo è un punto wi-fi, quindi c’è molta gente anche durante il giorno.

Da Trinidad si raggiunge in 10 minuti di taxi la spiaggia più bella del sud di Cuba, Playa Ancon. In alternativa si può prendere l’autobus (2 CUC), o, per i più sportivi, noleggiare una bici.




Playa Ancon è una lunga striscia di sabbia dorata, con ombrelloni in foglie di palma gratuiti e un paio di hotel che noleggiano lettini e canoe.


Ci sono anche due chioschi con musica, un po’ cari rispetto ai prezzi dell’isola. Qui abbiamo assaggiato la canchanchara, praticamente un cocco fresco riempito di rum, miele e limone. Una deliziosa bomba alcolica!!!




Il mare non mi ha entusiasmato, mi aspettavo un’acqua più cristallina e trasparente…. ma del resto la costa sud di Cuba non è all’altezza di quella nord. Invece la spiaggia è godibilissima, senza folla e fastidiosa confusione.





Ho lasciato Trinidad con un gran senso di malinconia e la certezza di aver visto solo una minima parte di quello che è in realtà. Ma c’era un altro taxi da prendere, questa volta per la turistica Varadero. Non so se ci tornerò prima o poi, anche se naturalmente me lo auguro…. ma so che resterà sempre nel mio cuore.

