Nel giorno della nuova scossa di terremoto nel centro Italia, la più forte dal 1980, che pur non avendo provocato vittime ha distrutto quel che era rimasto in piedi in numerosi borghi e paesi, ho deciso di visitarne uno che è destinato a scomparire: Civita di Bagnoregio. Si trova a nord di Roma, tra il Lazio e l’Umbria.

Civita di Bagnoregio è conosciuta come la Città che muore, per via dell’azione erosiva degli agenti atmosferici che stanno continuamente modificando il territorio. E’ arroccata sulla cima di un colle e si raggiunge esclusivamente a piedi, attraverso un ponte lungo circa 300 metri.

Questo isolamento è dovuto appunto all’erosione della roccia tufacea su cui si erge, erosione che ha modellato il territorio nelle forme tipiche dei calanchi.


Pare che questo piccolo borgo fosse già abitato in epoca etrusca, le testimonianze storiche lo fanno risalire al 2500 a.C.
Complice la bellissima giornata di sole, i turisti erano tantissimi, anche troppi a dir la verità. Perciò il primo consiglio che voglio darvi è quello di evitare di andarci, come me, di Domenica. Il rischio è quello di non godersi affatto le passeggiate tra le stradine strette, la vista sul paesaggio circostante o peggio ancora non accorgersi che si sta passando accanto a edifici medievali. Inoltre, se vi stuzzica l’idea di pranzare in uno dei tavoli all’aperto dei ristoranti presenti, sappiate che la prenotazione è obbligatoria! Noi non siamo riusciti a sederci, perchè c’era talmente tanta gente che i ristoranti non solo non avevano posti, ma avevano anche finito tutte le scorte! Per pranzare ci siamo dovuti allontanare e tornare verso il paese di Bagnoregio.

Per raggiungere Civita, dopo aver parcheggiato, abbiamo approfittato della navetta che porta fino al Belvedere al costo di un euro a persona (bimbi gratis). L’alternativa è raggiungerla a piedi: Civita dista da Bagnoregio circa 1,7 km. Dal Belvedere la vista è magnifica, si vede tutta la valle e il verde è ovunque. Civita spicca in tutta la sua malinconica bellezza, sospesa quasi tra cielo e terra. Il Belvedere è perfetto per fermarsi ad ammirare il panorama, c’è anche un piccolo bar con i tavoli all’aperto.

Da qui, si scende per una scala e si arriva all’entrata del ponte che conduce a Civita. Vi verrà chiesto il pagamento di un piccolo pedaggio, 1,50 euro: questa somma contribuisce a salvaguardare il borgo, la si paga volentieri!!!

L’ultimo tratto del ponte è decisamente in salita, quindi non dimenticate di indossare scarpe comode. Una volta entrati nel cuore di Civita, attraverso la Porta di Santa Maria, vi sembrerà di trovarvi in un posto in cui il tempo si è fermato. In seguito al progressivo crollo delle pareti perimetrali, c’è stato un notevole spopolamento: gli abitanti si sono spostati a Bagnoregio, e ad oggi i residenti sono solo 10. Anche per questo l’atmosfera è piuttosto surreale.

Non preoccupatevi di seguire un itinerario preciso, anzi… gironzolate e osservate gli edifici in stile medievale e rinascimentale, i vasi di gerani che ornano i balconcini, le stradine strette, la bella piazza dove si svolge la tradizionale corsa degli asini e su cui affaccia la Chiesa di San Donato… affacciatevi dalle mura e godetevi la vista.










Sicuramente in Italia ci sono centinaia di borghi incantevoli come questo, a volte ne ignoriamo persino i nomi. Solo in occasione di eventi terribili come quelli di questi giorni ce ne ricordiamo. E allora perchè non riscoprirli, ritrovando anche un po’ le nostre radici?

I cittadini di Civita di Bagnoregio hanno indetto una petizione diretta all’UNESCO, perché conceda a Civita e alla Valle dei Calanchi il riconoscimento di “Patrimonio dell’Umanità”. Anche la Regione Lazio ha aderito… voi che fate?